Si fa presto a dire trasparenza. Una parola troppo spesso usata a priori dai nostri amministratori, ma alla quale molte volte non corrispondono i fatti. Come ad esempio per quanto riguarda la questione amianto, un problema delicato, che attiene alla salute pubblica, e complesso, a causa delle diverse sfaccettature in cui si divide. Parto dalla prima, quella relativa alla presenza di fibre di amianto nell'acqua pubblica. Non potendo esprimermi dal punto di vista medico-scientifico (deve valere ciò che scrive a proposito l'Organizzazione Mondiale della Sanità), mi concentro sulla questione 'politica': a sollevare la questione è stata l'amministrazione comunale, durante la precedente legislatura, che lo ha riconosciuto come problema da risolvere, anche sotto la spinta di comitati e associazioni che si battono per rimuovere questo materiale pericolosissimo dai manufatti della nostra città. Di concerto con Aimag, nel luglio scorso la giunta ha fatto installare un impianto che avrebbe dovuto immettere nell'acquedotto una miscela sperimentale, un formulato ad uso alimentare a base di fosfato e zinco: da allora, non solo la sperimentazione non è mai partita, ma è calato un silenzio assordante sull'intera vicenda. Sui tavoli dell'amministrazione giace proprio da luglio una mia interrogazione nella quale chiedo i motivi del mancato avvio della sperimentazione e se e quando partirà. Sulla questione voglio essere chiaro: è giusto non creare inutili allarmismi né psicosi, ma è innegabile che la presenza di fibre di amianto nell'acqua sia un problema da affrontare. Da affrontare in maniera trasparente, cosa che finora non si è verificata. Le ultime rilevazioni delle fibre di amianto risalgono a fine giugno, come ha denunciato pubblicamente il Comitato No Amianto, chiedendone conto al Comune. Che, nemmeno a dirlo, non ha ancora risposto. E' normale che, di fronte a questo silenzio, si insinuino dubbi riguardo all'eventuale aumento delle fibre nelle condotte che portano l'acqua nelle nostre case. Dubbi che andrebbero fugati subito. Alcuni scienziati ritengono che l'amianto causi malattie gravi anche se ingerito, mentre altri sostengono il contrario: una buona amministrazione dovrebbe fare prevalere il principio di precauzione e quindi agire per sostituire le tubature in amianto. Anche su questo punto, finora, ci si è fermati alle parole, in particolare quelle pronunciate in campagna elettorale dall'allora candidato sindaco Alberto Bellelli, che si era detto disponibile a far predisporre un piano di massima per sostituire i tubi in amianto. Di questo piano, ovviamente, nessuno ha più sentito parlare. Per questo ho intenzione di redigere un'altra interrogazione per chiedere che venga al più presto approntato uno studio di fattibilità che indichi tempi, modi e costi per eliminare l'amianto dal nostro acquedotto in maniera definitiva. Altro tema inerente l'amianto è quello dei manufatti realizzati con il materiale-killer, bandito in Italia da più di vent'anni. Purtroppo, nelle costruzioni antecedenti al 1991, è ancora presente, tanto negli edifici privati che in quelli pubblici. Infatti anche alcune strutture dell'ospedale Ramazzini sono state costruite utilizzando l'amianto, come alcuni tetti. Per l'Ausl non è necessario alcun intervento: «L’ultimo monitoraggio, marzo 2014 – ha spiegato il Direttore sanitario dell’Azienda Usl di Modena Cristina Marchesi in risposta ad un'interrogazione del Pd – ha evidenziato uno stato di consistenza e conservazione delle coperture che non impone l’esigenza di interventi; fatto salvo l’emergere di improvvise e eventuali situazioni localizzate, che saranno gestite con interventi manutentivi urgenti, se nel corso di successive operazioni di monitoraggio dovessero emergere condizioni tali da richiedere la programmazione di interventi di totale rimozione, questi potranno essere inseriti nel Piano annuale di manutenzioni straordinarie». Una presa di posizione che lascia sbigottiti: che le fibre di amianto facciano male se inalate è assodato, agire quando ormai sarebbe troppo tardi, anziché prevenire, è assurdo.