giovedì 3 luglio 2014

Caro Assessore Galantini.

Ieri  l'assessore Galantini mi ha dedicato una lunga "nota" su facebook (potete leggerla sotto): Lo ringrazio per l'attenzione, ma credo sia meglio che la prossima volta l'assessore stia più attento in consiglio perché non ha capito assolutamente nulla del mio intervento.
Caro assessore, della sua appartenenza politica, non mi importerebbe nulla e non sarebbe assolutamente un problema se lei non ricoprisse una carica così importante a Carpi.
Peccato che, il sindaco Bellelli le abbia affidato delle deleghe "pesanti" e allora si, nasce un  problema.
Le sue idee politiche e la sua esperienza lavorativa in cgil sono assolutamente legittime e  se lei avesse ascoltato il mio intervento, si sarebbe accorto che feci solo presente che queste sono in contrasto con le promesse elettorali del Sindaco, faccio fatica a vedere uno con la sua storia politica fare "liberallizzioni" e razionalizzazioni nel settore pubblico;parlare di meritocrazia e flessibilità  e non ce la vedo a fare una seria politica sulla sicurezza in città. 
Tutto qui caro assessore,quindi, lasci perdere paragoni storici che non sono per nulla calzanti e visto che il post è stato scritto in orario lavorativo, magari utilizzi meglio il suo tempo, provando a fare qualcosa di buono per la nostra città...

Ps: commenti alla nota:  Utente Xy: Non darai mica del fascista o reazionario a Rostovi?;) 
Risposta di Galantini:"non mi permetterei mai, seriamente. Penso che sia inquietante vedere in una appartenenza politica un "problema"...credo che dietro nasconda pulsioni non proprio democratiche.

Stia sereno assessore le miei pulsioni non proprio democratiche sono solo nella sua "fervida" immaginazione.




SOLO 50 anni fa, mi sarei trovato in un campo di concentramento.

2 luglio 2014 alle ore 10.22
SOLO 50 anni fa, mi sarei trovato in un campo di concentramento.
Proprio così, nell'estate del 1964, il generale dell'Arma dei carabinieriGiovanni De Lorenzo, era pronto a sovvertire l'ordine democratico del nostro paese con un colpo di stato, il cosìdetto “Piano Solo”. Punto fondamentale del Golpe era la deportazione in campi di concentramento allestiti in Sardegna degli esponenti del Partito Comunista e del mondo sindacale. Con la mia biografia (un recentissimo passato da funzionario della CGIL ed ora amministratore locale in quota SEL) non sarei sfuggito.
Ogni tanto fa bene ricordare questi pezzi poco edificanti della nostra storia patria, visto che pochi giorni fa, durante la seduta di insediamento del consiglio comunale e sulle pagine di un noto quotidiano locale, il consigliere comunale di NDC/FI Cristian Rostovi ha citato la mia appartenenza politico/sindacale come un “problema”.
Ma rinfreschiamoci la memoria: Nel 1964, si prospettò la possibilità che nel nostro paese si potesse svolgere una sorta di colpo di stato. Il "Piano Solo" ("Solo" perchè sarebbe stata la sola Arma dei Carabinieri a gestire questa operazione) era un'operazione della quale non si apprese immediatamente, ma solo negli anni successivi. Il piano prevedeva l'individuazione di alcune figure politico-sindacali e del giornalismo, che dovevano essere "enucleate" verso installazioni militari della zona di Alghero, in Sardegna, perchè non potessero più agire sul piano della politica nazionale, in sostanza sarebbero state internate in campi di concentramento. Il responsabile militare dell'operazione era il generale Giovanni de Lorenzo, all'epoca comandante dell'Arma dei Carabinieri, ma già, anni prima, a capo del Sifar, dove aveva intessuto relazioni con i servizi statunitensi. Durante il suo comando al Sifar, De Lorenzo aveva iniziato una gigantesca opera di schedatura degli esponenti più in vista di tutte le istituzioni e di tutti i gruppi sociali ma sarebbe più opportuno dire che aveva "ripreso" e abbondantemente superato una tradizione delle polizie nazionali che con l'OVRA e con l'archivio segreto di Mussolini aveva già operato schedature di vasta portata). Vi erano stati tentativi di ripristino di questa attività con Mario Scelba ma nulla a paragone di quanto sarebbe successo con De Lorenzo.
Il progetto prevedeva un progetto di "enucleazione" con il quale si proponeva di assicurare all'Arma dei Carabinieri (De Lorenzo) il controllo militare dello Stato per mezzo dell’occupazione dei cosiddetti “centri nevralgici” e, soprattutto, del prelevamento e del conseguente rapido allontanamento dei personaggi ritenuti politicamente più pericolosi: questi avrebbero dovuto essere internati.
Nel frattempo l'Arma avrebbe assunto il controllo delle istituzioni e dei servizi pubblici principali (compresi la televisione, le ferrovie ed i telefoni).
In pratica, all'ordine del Comandante Generale (che in teoria avrebbe potuto impartirlo anche sua sponte, cioè anche sprovvisto di istruzioni superiori), i carabinieri avrebbero catturato quei personaggi politici loro indicati e li avrebbero inviati in Sardegna via mare o su aerei coi finestrini oscurati, detenendoli in uno dei siti più impervi del territorio nazionale. La lista dei soggetti da prelevare sarebbe stata ricavata ed elaborata sulla base delle risultanze dei famosi “fascicoli del Sifar pretesi da De Lorenzo qualche anno prima.
Il Piano Solo cadeva in una stagione che era quella dei governi di centrosinistra. Nel '64, la presenza al governo dei socialisti, sembrava spostare troppo a sinistra l'asse dell'esecutivo.L'operazione era stata preparata per evitare, secondo l'idea della parte più reazionaria del paese e della Democrazia Cristiana, che il paese conoscesse politiche troppo progressiste.
Il 2 giugno del 1964, a pochi giorni dall'inizio previsto dell'operazione, destò particolare impressione l'enorme dispiegamento di nuovi mezzi corazzati appartenenti all'Arma. De Lorenzo aveva fortemente voluto una modernizzazione dei Carabinieri. Quelle truppe che sfilarono avevano per la prima volta mezzi corazzati. Nel 1960, la Dc aveva tentato la chiave di un governo ultraconservatore, il governo Tambroni, appoggiato dal Movimento Sociale Italiano. Quel governo era stato in piedi soltanto 5 mesi. Era caduto anche per le dimostrazioni di piazza ( si pensi ai camalli di genova e alla manifestazione di Reggio Emilia, con la morte di 7 manifestanti). Una parte della Dc, insomma, aveva dato prova di non essere in grado di agire sul piano dell'ordine pubblico, da qui l'esigenza di avere dei carabinieri, con una preparazione e dei mezzi di tipo militare per la gestione dell'ordine pubblico.
Il presidente della Repubblica, all'epoca era Antonio Segni, che non nascondeva simpatie per l'ipotesi di un esecutivo più spostato su posizioni di destra a autoritatie.
L'Espresso titolò a caratteri cubitali, in copertina:
«14 luglio 1964: complotto al Quirinale. Segni e De Lorenzo preparavano il colpo di Stato.»
Il Piano Solo era stato preparato per evitare una svolta a sinistra del paese.
Il semplice manifestarsi della possibilità ("il rumor di sciabole" come lo definì Pietro Nenni), cioè l'idea che potesse esserci un pronunciamento di alcuni settori militari e la sensazione che alcuni ambienti delle istituzioni si pensasse ad una prova muscolare, servì a indebolire la spinta socialista verso la sinistra.
Con il primo governo Moro si annunciavano grandi riforme, il semplice annuncio del possibile golpe, rese molto più malleabili i socialisti. Il presidente della Repubblica diede un secondo mandato a Moro, ma questa volta sfumò l'idea che si arrivasse a posizioni laiche e riformiste.
I socialisti temevano che continuare su posizioni progressiste e riformiste avrebbe potuto favorire i giochi dei reazionari. Nel 1967 con le stesse modalità i colonnelli presero il potere in Grecia. Far trapelare la notizia che il colpo di Stato era pronto, fu sufficiente a cambiare il clima e a far tornare indietro le riforme: "il colpo di stato era diventato inutile".
De Lorenzo, rimosso anni dopo, entrerà in parlamento prima con i monarchici, poi con il MSI.
Di tutta la vicenda (come di tante altre della storia repubblicana italiana) restano delle ombre, che hanno assunto una consistenza più seria, quando emerse l'esistenza di Gladio, una struttura militare, pronta a prendere le armi se il governo del paese fosse andato alla sinistra o semplicemente su posizioni più progressiste e riformatrici. Il governo oppose sempre il segreto di Stato (con i notissimi "omissis" di Moro) alle reiterate richieste di informazioni da parte delle diverse commissioni di indagine, facendo mancare perciò il necessario materiale d'esame, ed anche la lista degli "enucleandi" andò perduta (mentre dei fascicoli SIFAR si dispose la distruzione).
In questo 2014, credo faccia bene a tutti, sopratutto a chi vede come “problematica” la mia apprtenenza politica, tenersi in mente certe cose...

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